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Capitando in zona , sono entrato in questa chiesa molto bella e antica , dove regna la bellezza delle cose semplici , dove si cammina in punta di piedi per paura di fare rumore , dove gli odori sono intensi del luogo sacro . La particolarità di questa chiesa è ; l’altare e le panchine per i fedeli nella parte centrale , e tutt’attorno il camminatoio , circolare , molto bello . Capitate in zona fermatevi in questo luogo , nè rimarrete colpiti , e ferrmatevi a pregare che nn fà mai male ..…
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Data dell'esperienza: giugno 2019
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Arrivando al Santuario di Fornò scorgiamo in alto la copia della statua della madonna col bambino (l’originale si trova nel vescovado di Forlì). Entriamo nella chiesa tonda attraverso la porta sud; l’arco rivela all’interno una ricca cornice marmorea, di forme gotiche ma di gusto decorativo rinascimentale. La luce naturale del pomeriggio di novembre filtra tenue dalle lunghe finestre che in un’epoca incerta sostituirono gli oculi circolari, le cui tracce restano impresse a distanza regolare nella muratura esterna. E' di certo un organismo dalla forma singolare: sorprendente è il vano anulare che cinge il sacello interno, dove la parete è aperta da vari archi neoclassici. Altri segni di archi gotici più antichi emergono a tratti fra l’intonaco e lasciano supporre una diversa articolazione del progetto originario. Il sacello più interno potrebbe essere la prima chiesetta costruita nel 1450 dal mitico fondatore Pietro Bianco da Durazzo e solo in un secondo tempo ampliata. Le supposizioni si rincorrono anche relativamente alla copertura originaria, che i cronisti del quindicesimo secolo definiscono “a volta” senza dire se si trattava di una cupola o di una vela, di una volta anulare o di archi rampanti. Fu demolita pochi anni dopo la costruzione e rimpiazzata da capriate già sul finire del quindicesimo secolo. L’alto soffitto a capriate è decorato nella parte alta da un’altra striscia di affreschi. Queste decorazioni realizzate nei primi anni del Cinquecento, sono ridotte in gran parte a lacerti, ma risultano ancora leggibili. Degno di nota è il sepolcro di Pietro Bianco con la scultura dell’eremita disteso, attribuito ad un artista di area veneta, ed il bassorilievo della Trinità, assegnato ad Agostino di Duccio dopo che in passato era stato riferito ad Antonio Rossellino. Proseguiamo la visita entrando nella parte più interna del Santuario, dove sull’altare è esposta una copia della Madonna Theotokos, icona di Maria che reca in grembo il figlio, venerata da Pietro Bianco. L’originale, attribuito ad un pittore veronese di metà Quattrocento, fu trafugato nel 1986 e non è stato ancora ritrovato. Questo luogo esercita un’attrazione magnetica e non basta un’ora e mezzo per scioglierne i nodi: vorremmo rimanere al suo interno ancora a lungo e percorrere all'infinito il deambulatorio anulare.…
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Data dell'esperienza: giugno 2018
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il Santuario si trova in una splendida zona rurale. E' un santuario ricco di storia e molto interessante da visitare. E' possibile accedervi in macchina e parcheggiare nelle immediate vicinanze. visita altamente consigliata anche ai bambini
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Data dell'esperienza: maggio 2018
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Santuario a forma ottagonale di notevole pregio. Situato nella campagna della zona artigianale di Forlì. Meta di visitatori e celebrazioni di matrimoni. Ben tenuta, ma aperta solo nelle ore di funzioni religiose per timore di vandalismi. Telefonando al parroco si può organizzare appuntamento…
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Data dell'esperienza: aprile 2018
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