Questa chiesa fu costruita nel XVII secolo, alla fine della terribile epidemia di peste che solo a Venezia fece circa 80.000 vittime. L’intitolazione alla Vergine fu, al contempo, un ringraziamento per la fine del flagello e un’invocazione affinché Ella evitasse il ripetersi di simili tragedie. Del progetto fu incaricato l’architetto veneziano Baldassarre Longhena, che concepì un grandioso edificio in ricco stile barocco a pianta ottagonale con due cupole semisferiche e due campanili. Per far posto alla nuova chiesa fu necessario demolirne una più vecchia, dedicata alla SS. Trinità. I lavori si conclusero nel 1687, con l’inaugurazione celebrata del patriarca di Venezia Alvise Sagredo. Nel 1921 la chiesa fu innalzata al rango di basilica inferiore da Benedetto XV.
La facciata principale è dominata dal maestoso portico d’ingresso, fiancheggiato da quattro colonne a capitello corinzio e coronato da un’elegante balaustra; in altrettante nicchie spiccano le statue dei Quattro Evangelisti. La cupola principale si erge su un elaborato basamento, collegato alla struttura sottostante da sedici grandi volute di raccordo, ognuna coronata da una statua. Una cupola di egual disegno, ma più piccola, sorge dietro alla principale, tra due campanili che si elevano sulla parte posteriore dell’edificio. Vista dall’alto, la chiesa assume l’aspetto di una corona da porre idealmente sul capo della Vergine.
L’interno, di forma pressoché circolare, appare un po’ più sobrio e meno fastoso dell’esterno. La luce naturale spiove dalle otto grandi coppie di finestroni del tamburo e da altri di forma semicircolare posti più in basso, creando scenografici effetti sulle pareti e sul bel pavimento a marmi policromi. S’impone subito all’attenzione il maestoso altar maggiore, disegnato nelle sue linee generali dallo stesso Longhena. I gruppi scultorei che ornano il manufatto sono opere dell’artista fiammingo Giusto le Court: quello principale, posto sulla parte superiore, raffigura la Madonna col Bambino che scaccia la pestilenza (rappresentata da una losca fattucchiera che sta per gettarsi nel vuoto) da Venezia (a sua volta allegorizzata da una figura femminile in atteggiamento adorante). L’altare custodisce, dietro due ante dorate finemente lavorate a bassorilievo, un’antica icona bizantina dedicata alla Vergine “Mesopanditissa” (dal greco “pacificatrice”); il prezioso oggetto, in origine custodito nell’isola di Creta, fu portato a Venezia nel 1670 dal doge Francesco Morosini, per sottrarla ai Turchi che stavano conquistando uno dopo l’altro tutti i possedimenti della Serenissima nel Mare Egeo.
Tra le altre opere che ornano la chiesa, vi segnalo una pregevole tela di Tiziano Vecellio: “La discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli”. Da vedere anche la sacrestia, ove sono esposte opere dello stesso Tiziano (“San Marco in trono”) del Tintoretto (“Nozze di Cana”) di Giovan Battista Salvi detto il Sassoferrato, ecc.
Il 21 novembre di ogni anno (giorno della Presentazione al Tempio della Vergine) i veneziani festeggiano la Madonna della Salute al cospetto di questa chiesa, che raggiungono in processione direttamente da Piazza San Marco su un ponte galleggiante costruito ogni volta per l’occasione, e poi smontato.